http://hst.tradedoubler.com/file/20649/tdpull/domain_verification_code_example.gif Verona Cycling: LA TRADUZIONE ITALIANA DI "THE SECRET RACE" Parte VI http://hst.tradedoubler.com/file/20649/tdpull/domain_verification_code_example.gif

domenica 17 marzo 2013

LA TRADUZIONE ITALIANA DI "THE SECRET RACE" Parte VI

Provammo a pranzare in un ristorante li vicino, ma Hamilton decise che era troppo affollato, e ne scelse un'altro meno caotico in fondo all'isolato. Hamilton scelse un tavolo nel retro sul quale erano accese due piccole candele. Si guardò intorno e l'uomo che fino a quel momento aveva tollerato qualunque tipo di dolore - quello che aveva puntato a terra i propri denti fino alle radici piuttosto che ammettere- tutto ad un tratto, sembrò come cedere.
Come se stesse per iniziare a provare un certo sollievo nelle parole che stavano per uscire dalla sua bocca. "Mi dispiace", disse dopo pochi secondi. "E 'così bello essere in grado di poter parlare di tutto questo, finalmente." Iniziai subito con la canonica domanda, mi sembrava d'obbligo ma anche un buon punto di partenza: "Perché Hamiton ha continuato a mentire sull'uso di doping anche quando questo era ormai provato da elementi certi? "Hamilton chiuse gli occhi, li riaprì, potei vedere la tristezza"."Vero, ho mentito". Ho pensato che questa strada avrebbe causato meno danni. Mettiti nei miei panni. Se avessi detto la verità, tutto sarebbe finito in un batter di ciglia. Lo sponsor della squadra se ne sarebbe andato, e una cinquantina di persone, 50 amici, avrebbero perso sicuramente il lavoro. Persone a cui tengo. Se avessi detto la verità sarei stato bandito da questo sport, per sempre. La mia reputazione rovinata. Non si poteva fare in altro modo, non si poteva di certo dire, oh, sono solo io. La verità era troppo grande, si stava trattando di troppa gente. O dicevo tutto al 100 per cento o niente. Non è mai esistita una via di mezzo. Quindi sì, ho scelto di mentire. Ma non sono stato il primo, e non sarò neanche l'ultimo. A volte, se non sei l'unico a fare una cosa, anche se queste è sbagliata, inizi a credere che tu stia facendo il giusto ". Hamilton mi ha raccontato come poche settimane prima, era stato citato in giudizio nell'inchiesta doping a Los Angels e dunque costretto al giuramento sulla costituzione americana. "Prima di andare ci pensai molto a lungo. Sapevo che non potevo mentire alla corte, in nessun modo. Così decisi che se dovevo dire la verità, dovevo farlo fino in fondo. Avrei detto tutto quello che sapevo e risposto ad ogni tipo di domanda, da me avrebbero avuto solo la verità. Nessun dubbio mi avrebbe assalito, e nulla mi avrebbe fermato. E questo è quello che ho fatto. Ho testimoniato per sette ore di fila. Ho risposto a tutto quello che mi hanno chiesto come meglio potevo. Continuavano a chiedermi di Lance- dopo un po fu chiaro che volevano esclusivamente  puntare il dito su di lui. Ma ho sempre messo le mie colpe prima di ogni cosa, anche di Lance. Ho fatto capire alla corte come l'intero sistema ha funzionato in questi anni, come questo sistema si è sviluppato di corsa in corsa, e di come era difficile esserne estranei. Tutti colpevoli, difficile risultare innocenti. "Hamilton si rimboccò sia la manica destra che quella sinistra. Mise le mani sul tavolo distendendo le braccia, poi indicò la piega dei suoi gomiti e mi fece vedere una sorta di cicatrice vicino alla vena:" In molti abbiamo una cicatrice come questa. Tutti noi abbiamo avuto i nostri medici e tutti noi ci siamo sentiti molto meglio dopo ogni seduta pagata a prezzi esorbitanti. Ma il sistema lo richiedeva. Inoltre, l'UCI, non volle mai assumere medici in seno alla sua organizzazione. Perché avrebbero dovuto? Sarebbero costati troppi soldi". Chiesi perché voleva raccontare la sua storia solo ora". Hamiton rispose:"Sono stato in silenzio per troppi anni". "Ho sepolto tutto per così tanto tempo, non avevo mai iniziato a raccontare questa storia dal suo inizio, così, quella volta che iniziai a raccontare qualcosa in me finalmente si sbloccò, la sensazione che provai fu fantastica, non saprei descriverla. Come se finalmente un peso gigante fosse stato tolto dalla mia schiena. Sentii che raccontare di questa corsa segreta, parallela alle gare che appassionano tutti i nostri tifosi, fosse la cosa giusta da fare, per me e per il futuro dell mio sport ". La mattina dopo, incontrai Hamilton nella mia stanza d'hotel e definii tre regole di base per la stesura del nostro lavoro. La prima, nessun soggetto sarebbe stato off limits. La seconda, Hamilton avrebbe dovuto darmi libero accesso ai suoi diari alle sue foto e alle fonti. Terza e ultima, tutti i dati raccolti dovevano essere confermati in modo indipendente. Accettò senza alcuna esitazione. Quel giorno, intervistai Hamilton per otto ore consecutive, fu la prima di più di 60 interviste.